Ben Polak il lato economico della teoria dei giochi

Ben Polak il lato economico della teoria dei giochi

Altro video corso di teoria dei giochi questa settimana consigliato per il vostro autoapprendimento. Non a caso, è la medialità che preferisco per l’apprendimento extra accademico, perché è facilmente fruibile ovunque e in ogni momento anche nei ritagli di tempo, anche (quasi) senza supporto: è sufficiente uno smartphone e delle cuffiette.
Dall’università di Yale, Ben Polak racconta la teoria dei giochi con gli occhi di un economista, un perfetto contraltare al corso che abbiamo presentato la settimana scorsa.
Rapidamente alcuni aspetti
1. E’ fatto da dio. Tecnicamente, riprese molto curate, audio e video perfetti. Il professore tiene il suo corso universitario, ma ha un occhio anche alle telecamere, per cui siamo ai livelli televisivi.
2. Il taglio è per la facoltà di economia. La matematica è timidamente accennata, Polak è molto coccoloso nelle spiegazioni, davvero poco di più di una chiacchierata, nel bene e nel male. Dipende fino a che punto vuoi conoscere o possedere la teoria dei giochi.
3. E’ in inglese. Sarò io a dirti che la conoscenza dell’inglese moltiplica per cento le probabilità di trovare contenuti in internet?
4. 24 video da un’ora. Un corso completo. Fantastico. Lo straconsiglio.
Se decidi di guardarlo, facci sapere come ti sei trovato, se pensi che possa interessare anche qualche tuo amico, condividi, condividi. Il link è qui. Enjoy
———————-
Nessun feedback dalla nostra prima segnalazione, mantengo la discussione di aspetti della teoria dei giochi a livello divulgativo. Trattando di una delle due caratteristiche fondamentali dei decisori e dei rimbalzi etici: la razionalità. Abbiamo visto la settimana scorsa che per “razionale” si intende che il decisore (il giocatore, o in generale per quel che riguarda noi, la persona) sia in grado di valutare cosa è meglio per sé per ottimizzare le probabilità di vincita.
Più volte sono rimasto turbato dal sentire riferirsi istintivamente o istituzionalmente a questa carattistica con il termine “egoista”. Come se fosse possibile non esserlo. Quando si considera un gioco, il sottointeso trasversale è che l’obiettivo del giocatore è vincere. Il sotto-sottointeso è che l’obiettivo generale di TUTTI i giocatori è divertirsi, ma il divertimento il gioco stesso attraverso il suo regolamento lo garantisce se i giocatori si impegnano a vincere. Se qualcuno presume che in qualche parte del gioco, il giocatore abbandoni questo obiettivo senza nessun altro vantaggio, non ha proprio capito lo spirito del gioco.
Nella vita, il discorso non è diverso, è solo più… comprensivo. Ovvero rinunciare ad una propria utilità in tempi brevi per favorire l’utilità di altri decisori per rinforzare la propria reputazione, per rinforzare i rapporti, o più semplicemente perché si predilige l’utilità di altre persone, per così dire, care, si traduce con il fatto che la propria utilità E’ la propria reputazione, le relazioni, gli altri. Se fosse un gioco e il regolamento fosse fatto per realizzare questi aspetti, nel regolamento si assegnerebbero punti per atti di generosità nei confronti di altri giocatori. Se questo non è previsto, confondere lo spirito del gioco con l’etica sociale è una fallacia. Comprensibile, ma pur sempre una fallacia, l’egoismo non centra nulla con la capacità di valutare ciò che è meglio per raggiungere il proprio obiettivo. Su quale sia questo obiettivo invece potremmo intavolare una discussione…

Lascia un commento