Parable of the polygons

Parable of the polygons

Con questo primo post segnaliamo il bellissimo lavoro di Nick Case, nel cui sito ncase.me propone diversi strumentini interattivi per capire alcuni problemi legati alla teoria dei giochi e non solo. Il problema che vi voglio segnalare questa settimana è quello dell’integrazione/segregazione. Ne abbiamo già parlato qui, ma per le interessanti ripercussioni sociali, non mi stancherei mai di metterlo sul tavolo. Nick Case propone una pagina nella quale tanti giochini divertenti consentono di esplorare le dinamiche del problema della segregazione secondo il modello della teoria dei giochi.
Vi invito, senza sapere uno iota di matematica di fermarvi un attimo a giocarci. Il risultato è che se lasciati a sé stessi, problemi come quello dell’integrazione/segregazione conducono inevitabilmente al conflitto sociale. Ma se il modello descrivesse semplicemente il problema non aggiungerebbe nulla di nuovo. Il punto è che… individua anche delle soluzioni: che aspettiamo ad attuarle?
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Lato game designing, viene da chiedersi, dal punto di vista didattico: sarà mai possibile ricostruire delle meccaniche basate su un problema di questo tipo? Permettere ai giocatori di viverle nel gioco darà loro sicuramente maggiori strumenti per affrontarle nella vita. Il problema dell’integrazione è quanto mai attuale e la soluzione che si propone socialmente è quella di ignorare il fatto che trovandosi in un gruppo in minoranza si vive un disagio. Ignorare parte del problema significa trovare delle soluzioni falsate. E infatti, il problema è ancora qui più pressante che mai. Il punto è che in un sistema di questo tipo soluzioni individuali portano ad un minimo locale (basta analizzare la funzione di utilità naturale). Ci vogliono soluzioni di leadership, ovvero coordinate, ovvero centralizzate. Ma in quest’epoca storica è impossibile mettere sul tavolo una dimostrazione matematica senza che venga politicizzata. Per questo sperimentare la soluzione con un gioco, anziché analizzarla in un teorema può essere più facile, coinvolgente e divulgativo. Per questo mi complimento con Nick Case (chiunque egli sia) per la lodevole iniziativa e rigiro a te, game designer, la sfida: un bel gioco sul problema di segregazione/integrazione no?

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