Il valore delle regole

Il valore delle regole

In varie occasioni ci capita di dire che l’aspetto educativo del gioco viaggia su tantissimi livelli. Noi siamo concentrati sulle dinamiche, ma non per questo non vediamo gli altri livelli. Non abbiamo dubbi nell’asserire che l’efficacia del livello esperienziale, quello delle meccaniche di gioco appunto, prevalga decisamente sul livello nozionistico, quello dell’ambientazione: il significato sopra il significante. Ma ciò non toglie che ciò di cui si parla dia anch’esso un suo contributo alla formazione del giocatore.
Questa settimana vogliamo riconoscere una menzione speciale (in onore del quiz della scorsa settimana) al livello forse più basso della struttura del gioco: le regole. In altra occasione abbiamo ricevuto critiche riguardo il ritenere l’insieme di regole uno dei punti fondanti del gioco; siano esse scritte da un avvocato che tacitamente assunte, senza un sistema di regole il gioco non ha ragione di essere chiamato tale. Il rispetto delle regole, il rispetto dei turni, il rispetto della reciprocità degli altri giocatori è il primo grandissimo insegnamento che il gioco offre. Forse crescendo tendiamo a dimenticarlo o sottovalutarlo, ma non dovremmo. Questo è uno dei motivi per cui anche non-giochi, o giochi passivi come il gioco dell’oca o la tombola hanno motivo di essere. Anche questo è un livello completamente separato e sovrapposto all’ambientazione. Se infatti il gioco vestisse i giocatori nei panni di gangster o affaristi senza scrupoli il cui obiettivo è quello di tradirsi, di farsi le scarpe o di non rispettarsi, comunque lo farebbe nel totale rispetto di un regolamento condiviso: mentre sembra che stiano giocando a non andare d’accordo, lo fanno rispettando rigorosamente lo stesso regolamento, ovvero andando perfettamente d’accordo.
Come Elizabeth Magie inventò the Landlord’s Game (destinato a diventare l’attuale monopoli) per far assoporare ai giocatori la crudeltà opportunistica del mercato competitivo sperando quindi (inutilmente, come sappiamo bene adesso) di metterne in evidenza i difetti, potremmo pensare di inventare un gioco in cui l’obiettivo è il non rispetto delle regole. A parte l’evidente paradosso della regola che chiede di non essere rispettata, ci rimane la sensazione che l’effetto disorientante del non rispetto delle regole, anziché sottolinearne l’importanza, darebbe il via ad un profondo effetto catartico garantendo al gioco un successo di gran lunga superiore a quello del monopoli: chi raccoglie il suggerimento?

Lascia un commento