Ed ancora sulle regole

Ed ancora sulle regole

Il titolo potrebbe anche essere: se la vita fosse un gioco a che servirebbero le istituzioni?
La riflessione parte da un aspetto ovvio a tutti eppure… di con conseguenze sconvolgenti. Ogni gioco ha delle regole, per noi è un punto fondante: non si può dire gioco se non c’è un sistema di regole che prevede anche una condizione per la vittoria, ammesso che la vittoria possa essere considerata il divertimento stesso, ma… limitiamoci per un attimo ai giochi competitivi.
Pensa ai giochi di società, ai giochi da cortile, ti viene in mente che c’è sempre, o che ci sia bisogno che ci sia sempre un arbitro? Qualcuno che non ha interessi nell’esito della partita e che decide delle dispute o che riveli chi non rispetta le regole?
No.
Quando comincia ad esserci bisogno di un arbitro? Quando ci sono di mezzo soldi o premi cospicui, viene da dire. Come nel caso del famoso arbitro del poker… eh eh. E’ vero che spesso vediamo storie di bari nei film e affini, ma proprio perché descrivono l’eccezione alla normalità. Negli sport c’è sempre bisogno di un arbitro… Tipo il calcio, dove dietro girano tantissimi soldi, la passione dei vojer e tantissimi altri interessi. I giocatori hanno degli standard di violazione del regolamento (i falli simulati) e quando rispettano il regolamento il commentatore dice “gesto di grande sportività”.
Quale caratteristica deve avere un gioco perché perda la sua naturale autonomia da una istituzione di controllo di applicazione delle regole?
Perché se capiamo qual è questa caratteristica, è sufficiente sottrarla alla vita per costruire una società più serena ed efficiente.
I giochi sono infatti l’esempio di società libertaria più diffuso ed efficace: esistono delle regole che tutti conoscono e condividono e rispettano spontaneamente, perché sanno che se lo fanno massimizzano il loro interesse, il divertimento. E questo ancora prima della vittoria, dei meccanismi di collaborazione o di competizione, il gioco ha un valore intrinseco di condivisione, rispetto e socialità già dal momento in cui tutti accettano e rispettano le stesse regole.
Potremmo cominciare a proporre di portare questo sistema nella vita ad esempio partendo dalle cose semplici, tipo rispettare la fila o dare la precedenza ai pedoni sulle striscie… o stiamo parlando di fantapolitica? 😛

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